La monografia presenta l'opera completa di Giuliana Balice (Napoli, 1931), partendo dagli esordi negli anni Cinquanta con la presa di distanza dalla raffigurazione naturalistica per arrivare, nel decennio successivo, al radicale trapasso che trasforma la varietà delle percezioni (soprattutto la differenza delle profondità delle forme in un dato spazio) nella struttura ripetuta e costante di precise entità formali. A partire dal 1974 l'istanza geometrica e il richiamo della pratica collegata alla pittura tornano in evidenza con le Costruzioni immaginarie, opere in cui il disegno e il rilievo si fondono in un unicum tenuto insieme dall'energia di una comune e continua matrice espressiva. Il progetto di una praticabilità materiale dello spazio continua a rimanere un impegno costante che procede insieme all'esigenza di armonizzare preventivamente le forme "pure" a una praticabilità spaziale la cui percezione, senza questo controllo, resterebbe disordinata e confusa da fattori esterni. Su questa via dell'impostazione di una corretta percezione visiva dello spazio attraverso il filtro della forma, si svolgono le ricerche di Giuliana Balice di fine anni novanta e dei primi anni duemila. Una maturità espressiva realizzata attraverso il collage e il costante impiego di materiali (acciaio e alluminio, metacrilato e plexiglas, legno verniciato) che permettono di verificare come le intuizioni e le pratiche giovanili dell'artista abbiano mantenuto una coerenza formale e poetica concentrata sull'esigenza primaria di rapportare l'eleganza e la compiutezza del lavoro grafico con la proiezione volumetrica delle realizzazioni oggettuali e plastiche sullo spazio ambientale.