La monografia racconta l'opera di Claudio Spattini, uno degli esponenti della cultura italiana dal dopoguerra a tutto il Novecento.Claudio Spattini (1922-2010) è una figura tanto significativa quanto poco nota nella pittura italiana fra gli anni trenta e il secondo dopoguerra. Pittore affermato nelle mostre subito prima del conflitto bellico, dialoga con Modigliani e con la Scuola Romana, soprattutto con Mario Mafai. Poi, dopo il periodo di prigionia in Germania perché aveva rifiutato di arruolarsi con i fascisti della Repubblica di Salò, matura un consapevole rapporto con Matisse e col paesaggio fra Cézanne, Carrà e Tosi. Nei tardi anni quaranta e nei cinquanta il dialogo con il Picasso del cubismo sintetico gli appare un punto di riferimento e lo aiuta a comporre nuove immagini di natura morta come anche di figure negli interni. Pittore sempre attento al nuovo, negli anni sessanta Spattini arricchisce la sua ricerca delle materie dell'informale e presto organizza complessi sistemi di nature morte, oppure nudi nello studio, che diventano paesaggi, composizioni sulle quali lavorerà negli ultimi decenni.